«Ho dedicato la vita a inseguire i colori per esprimere la bellezza della diversità»
(Steve McCurry)
Buona sera Sig. Luca Pagliari, io sono Yasmin, un’alunna che frequenta la terza media dell’istituto comprensivo di via Toti, a Cologno Monzese.
In classe come testo di narrativa abbiamo letto il suo libro “#cuoriconnessi”, un libro che mi ha colpito molto e che ha lasciato a ognuno di noi qualcosa di speciale.
La contatto per chiederle un incontro, anche online. Come detto, io frequento l’ultimo anno delle medie e come argomento d’esame porterò il mio rapporto con i libri, in particolare dei cento libri che ho letto nel corso di quest’anno, e vorrei farle un’intervista per arricchire il mio progetto.
Spero che legga la mia email e mi risponda il prima possibile! Può contattarmi attraverso la mia email, il mio numero di telefono oppure Instagram.
Grazie mille, e scusi il disturbo.
Yasmin
Quando si ricevono lettere come questa le forze si moltiplicano, si ha la sensazione di non aver sbagliato strada e soprattutto si riesce a osservare il futuro uscendo da quella cappa di pessimismo e incertezza che ogni giorno siamo costretti a respirare. Neppure per un istante ho pensato di non andare a conoscere Yasmin, e per prima cosa ho risposto a quel messaggio, che era un concentrato di energia e freschezza. Non è stato difficile comprendere che Yasmin è una ragazza risoluta, piena di sogni che lei tenta subito di
afferrare, costi quel costi, e che non ha la minima intenzione di essere spettatrice passiva della sua vita. Sono stati sufficienti pochi messaggi whatsapp per essere contagiati dalla sua forza e da una determinazione talmente intensa che potevo quasi toccarla con mano.
Ci scambiamo i numeri di telefono, sempre con il consenso della mamma, in quanto Yasmin è minorenne, e quando per la prima volta sento la sua voce ho l’esatta conferma della sua vitalità esplosiva. Mi ringrazia mille volte, è entusiasta di quanto le sta accadendo perché sente che il mondo dei “grandi” non la delude. Troppo spesso infatti i ragazzi ricevono una disponibilità di facciata, con tante delle loro richieste che poi cadono nel vuoto, invece una delle regole inviolabili di #cuoriconnessi è rispondere sempre a tutti, far comprendere che ogni tanto anche i “grandi” possono essere coerenti e mantenere la parola.
«Luca, è bellissimo che tu venga a Cologno! Anche mamma è felice, e non ti dico i prof! Dovrai visitare la mia scuola, poi l’intervista la facciamo al Parco Lambro, e se sei d’accordo ti invito a pranzo». È un fiume in piena Yasmin, neppure provo a contenerla e lascio che tutta quell’energia possa fluire come l’acqua di un ruscello di montagna. Cerco solo di spiegarle che sarò io a invitare a pranzo lei e la mamma.
Altro non mi è consentito aggiungere.
Giornata di giugno calda ma non afosa, il navigatore mi guida in mezzo a quella selva di paesi e frazioni che è l’hinterland milanese, poi finalmente arrivo. Parcheggio e le invio un messaggio, Yasmin risponde subito, del resto che sia rapida in ogni cosa già lo sapevo.
Deve appoggiarsi alle stampelle perché ha il piede sinistro fratturato, colpa di una caduta sbilenca durante una partita di pallavolo, e comunque deve attendere solo qualche altro giorno, poi un po’ di riabilitazione e questa libellula sempre sorridente potrà tornare a volare. A dire il vero la sua mente non ha mai smesso di farlo, figuriamoci se una banale ingessatura avrebbe potuto fermarla.
Penso a #cuoriconnessi, alla capacità delle parole di depositarsi ovunque, e soprattutto al continuo stupore di trovarsi sempre al centro di nuove storie.
Un fazzoletto o foulard, «chiamalo come vuoi», mi dice Yasmin, le avvolge il capo e il collo; per il resto indossa una camicetta verde maculata di nero e pantaloni scuri.
Yasmin è leggera nel corpo e nell’anima. Purtroppo non ho potuto essere presente al suo esame, e dire che ha discusso l’argomento #cuoriconnessi addirittura in francese, ma ora eccomi qui. Sua mamma, che è giovanissima, le cammina un passo indietro, vuole godersi ogni frammento di questa strana giornata rimanendo invisibile, perché il palcoscenico oggi ha una sola protagonista, Yasmin. Si assomigliano, e
soprattutto si amano, in maniera profonda e limpida. Raramente ho respirato un legame così intenso tra una mamma e una figlia.
Saliamo sulla mia auto, destinazione Parco Lambro, che è a due passi dalla loro abitazione. Affido lo smartphone a Yasmin, che diventa così anche la videomaker della giornata.
I primi minuti sono tutto un ringraziamento e io la lascio fare, non voglio interromperla; poi, quando riesco a inserirmi in una delle sue rarissime pause, le spiego che sono io, a nome di tutte le persone che lavorano al progetto #cuoriconnessi, a ringraziarla.
Il fatto che lei in questa strana challenge dei cento libri letti in un anno abbia scelto il nostro, per noi vale quanto e forse più di un premio letterario. Cinque minuti e parcheggiamo proprio al confine del parco, abbiamo già intravisto la panchina giusta dove sederci, è all’ombra e quasi totalmente avvolta da una vegetazione ricca, le tonalità di verde sono infinite. Non sembra proprio che a venti minuti da questa oasi ci sia una città frenetica.
Carina la mamma, prima che ci sediamo spolvera la panchina, poi si allontana per paura di alterare qualcosa che le sembra già perfetto così. Le vorrei dire che potrebbe anche sedersi con noi, ma l’istinto mi suggerisce di non modificare il suo modo di essere mamma.
Yasmin comincia a spiegarmi, con il suo accento milanese che giudico portentoso, il suo rapporto con lo smartphone.
La cosa bella è che Yasmin ha il potere di parlare sorridendo. Sempre. Ogni sua parola è energia, è positività, è desiderio di prendersi le gioie dell’esistenza.
«Lo smartphone è uno strumento che deve favorire le relazioni e il dialogo. A questo serve la tecnologia. Un minuto prima che tu arrivassi ero in videochiamata con mia nonna dal Marocco. Capisci quanto può aiutarci tutto questo?»
Inevitabilmente le chiedo come sia approdata a #cuoriconnessi e mi spiega che è stata la sua prof di lettere a portarlo in classe. Poi il resto è venuto da solo. Mi spiega che quelle testimonianze sono le storie della sua generazione, e che sono scritte in maniera chiara, senza esprimere giudizi e senza false morali. Insomma, è un libro che arriva dritto al punto.
Ascolto con molta attenzione. #cuoriconnessi nasce per ragazzi e ragazze come Yasmin, per stare accanto a queste generazioni così complicate e all’apparenza irraggiungibili, anche se poi è sufficiente condividere una storia, come se fosse un pezzo di pane, e tutto diventa improvvisamente semplice.
«Sai, Luca, io penso che i social possano aiutarci ad espandere le nostre culture. Stimolano il confronto. Io ad esempio ho vissuto tra l’Italia e il Marocco, sono islamica e allo stesso tempo mi sento profondamente italiana, anche perché è qui che sono nata. Parlo bene sia l’italiano che il francese, ma anche l’arabo marocchino e altre lingue di origine araba. Questo mi consente di avere una visione più ampia del
mondo. Il web ci aiuta a non sentirci diversi, ma speciali».
Ascolto senza interrompere queste riflessioni profonde, un mosaico di pensieri puliti che di minuto in minuto prendono forma e rispecchiano l’essenza di questa ragazzina che ancora non ha compiuto quindici anni.
«Ho avuto la fortuna» mi dice «di andare a scuola sia in Marocco che in Italia. Bello potersi confrontare con due culture diverse, ti apre la mente. Se penso al Marocco, lo abbino al colore rosso, mentre il suo odore è quello dell’acqua, perché anche l’acqua ha i suoi profumi; quello dei fiumi, dei laghi, del mare».
Mentre Yasmin mi conduce in questo suo mondo magico, un coniglietto ci saltella intorno, e lei si entusiasma stupita. Ecco, questo è un altro aspetto importante: Yasmin si stupisce, osserva il mondo cogliendone i particolari. Tutti dovremmo assomigliarle un po’.
Poi mi parla di sua sorella, che è al centro estivo, e degli zii, che vivono anche loro in Italia. Ma è la mamma il suo punto fermo, una luce. «Mamma è bellissima. La mia migliore amica e confidente, perché tra noi non ci sono segreti. Sai una cosa? Mia mamma brilla come un diamante».
Yasmin racconta e io la osservo, la mamma ogni tanto scatta qualche foto per cristallizzare quegli attimi. Il suo esserci senza esserci è denso di cose.
Le chiedo se ha mai vissuto l’ombra del pregiudizio e la sua risposta è esplicita: «L’ho vissuto una volta sola, frequentavo la prima elementare ed ero considerata quella un po’ ribelle, che non stava mai ferma. Un giorno in bagno una mia compagna di classe, che era vista come un modello da seguire, con il gesso ha fatto uno scarabocchio su una parete.
Quando la bidella se ne è accorta mi ha attribuito subito la colpa, senza starci a pensare. Non sono valse a nulla le mie proteste, e tanto meno l’altra bambina ha pensato di scagionarmi. Lo so che è un piccolo episodio, ma mi è stato utile per comprendere quanto si sta male se si è vittime di un’ingiustizia».
E il futuro? «Inizierò a settembre la scuola di finanza e marketing all’IISS Fabio Besta di Milano, poi mi piacerebbe trascorrere almeno un anno in Francia per sfruttare al meglio la mia conoscenza della lingua. E forse l’università potrei farla proprio in Francia».
Decidiamo che è arrivato il momento di alzarci dalla panchina e io ne approfitto per consegnarle tutte le pubblicazioni di #cuoriconnessi che custodivo nello zaino.
Mai avrei immaginato che il dono di tre libri avrebbe potuto accendere una luce del genere negli occhi di una adolescente! Mentre se li rigira tra le mani con la curiosità tipica del lettore che vorrebbe subito tuffarsi nelle storie che si nascondono in quelle pagine, le chiedo di lanciare un videomessaggio in arabo e in francese a tutti quelli che seguono il canale Youtube di #cuoriconnessi, e Yasmin senza farsi pregare si mette in favore di telecamera e ripete nelle diverse lingue questo concetto: «Dobbiamo utilizzare bene internet e le parole! Io non dimentico mai che grazie al web posso mantenere un rapporto vivo anche con tante persone care che abitano lontano dall’Italia».
Ci alziamo perché è tempo di spostarci verso la biblioteca di Cologno Monzese, uno dei luoghi che Yasmin ama di più.
Mentre risaliamo in auto mi racconta che vagare tra quegli scaffali pieni di libri è una cosa che la emoziona fin da quando era bambina. «Fosse per me li leggerei tutti» mi dice con grande spontaneità, «ogni libro è in grado di regalarci qualcosa».
Quando facciamo il nostro ingresso nella biblioteca civica di Cologno Monzese la prima cosa che scopro è che lì dentro Yasmin è di casa. Marco, il bibliotecario, che è un po’ l’anima di quel luogo, mi racconta con orgoglio che Yasmin è uno dei simboli della biblioteca, che la sua curiosità è inesauribile, al punto che a volte è persino difficile farsi trovare preparati di fronte alle sue richieste. Poi Marco si commuove e si rivolge a quella mamma speciale che continua a godersi questa giornata: «Signora, ci tengo a dirglielo. Qui dentro siamo tutti fieri di questa ragazza. Sia orgogliosa di Yasmin».
Che aggiungere? Possiamo solo continuare a passeggiare lungo i corridoi, circondati da libri, mentre Yasmin racconta:
«So che può sembrare strano che a una ragazzina di quattordici anni piaccia starsene in biblioteca, ma io con i libri mi trovo bene. Grazie ai libri ho scoperto molte cose su di me.
A volte le parole scritte da un altro sono lo specchio della tua anima. Le leggi e riga dopo riga diventano le tue, illuminano aspetti del tuo carattere che non avevi mai considerato.
Ogni pagina di un libro assomiglia a un viaggio, le parole sono come il mare e io amo tuffarmi in mezzo a quelle parole. Ecco, i libri secondo me generano consapevolezza».
Camminiamo lentamente, lei si appoggia alla stampella e lo fa con leggerezza, nonostante il caldo e l’inevitabile fatica. È talmente concentrata sulle cose che non sembra neppure ricordarsi di quel piccolo infortunio che da qualche settimana le impedisce di muoversi liberamente. Ascolto e penso che certi concetti espressi da Yasmin andrebbero spiegati non solo ai suoi coetanei ma anche a tanti adulti. Le vorrei dire che il grande Franz Kafka, una delle figure più importanti della letteratura del ventesimo secolo, scrisse qualcosa di molto simile: «Un libro deve essere un’ascia per rompere il mare ghiacciato che è dentro di noi».
Comprendere il senso e il peso delle parole significa possedere gli strumenti necessari per navigare online, condividere esperienze e affrontare il mondo dei social in maniera totalmente diversa. Se non si è capaci di leggere non si può nemmeno scrivere, e proprio per questo trovo che la storia di Yasmin sia così importante all’interno di un progetto come #cuoriconnessi. La speranza è che possa invogliare tanti ragazzi ad aprire un libro, perché la lettura stimola la fantasia, aiutandoci a crescere e a sviluppare empatia verso l’altro.
Yasmin mi richiama all’ordine, la sua tabella di marcia è precisa. Risaliamo in auto puntando direttamente verso la sua ormai ex scuola, visto che ha appena concluso le medie.
Si tratta dell’I.C. Viale Lombardia di Cologno Monzese. L’istituto è più vivo che mai, in quanto sono ancora in corso gli orali; sulla porta d’ingresso ad attenderci c’è la prof Cristina Antoniotti, una tra le docenti che ha seguito Yasmin durante il triennio. Cristina è emozionata, lo è per un insieme di cose, ed è bello vedere quanti sentimenti possa smuovere la vita di una classe. Attraversiamo lunghi corridoi e poi naturalmente facciamo sosta nell’aula di musica, che ha anche la funzione di biblioteca.
Mentre chiedo a Cristina di raccontarmi qualcosa di Yasmin capisco che per lei il distacco da quell’alunna un po’ speciale non sarà semplice: «Ora mi commuovo» dice Cristina con un filo di voce. «Yasmin è arrivata in questa scuola quando la prima media era appena iniziata. Ha cominciato subito a parlare a raffica. Pensavo fosse un suo atteggiamento, essendo appena arrivata, un modo per approcciarsi al
gruppo classe, e invece non si è mai fermata. Solare, entusiasta, un tornado. Sempre pronta ad aiutare gli altri, ha una trasparenza e una sensibilità fuori dall’ordinario, e poi un’incredibile determinazione. Quando ci ha detto che aveva eletto #cuoriconnessi miglior libro dell’anno, e che presto avrebbe portato l’autore in classe, quasi nessuno l’ha presa sul serio, e adesso eccoci qui. Yasmin andrà lontano».
Poi Cristina deve prendere fiato per l’emozione.
Con Cristina passiamo a parlare del progetto #cuoriconnessi e dell’impatto che ha avuto sui suoi studenti: «Oggi soltanto attraverso l’intelligenza emotiva si possono raggiungere le altre forme di intelligenza. Se si riesce ad arrivare al cuore dei ragazzi si ottengono risultati inimmaginabili.
Devo dire che inizialmente ero prevenuta, in quanto non amo i libri che contengono più storie, poi una volta che mi ci sono avventurata ho cambiato idea. #cuoriconnessi offre l’opportunità ai ragazzi di aprirsi e di osservare realtà che magari avrebbero preferito evitare. Ogni storia ha il potere di coinvolgere in maniera più o meno profonda ognuno di loro. Dalla lettura si passa poi al dibattito e al confronto.
Insomma, sono dinamiche che funzionano».
Il tempo di scambiare ancora due parole e poi dobbiamo salutare Cristina e avviarci nuovamente verso casa. Mentre risaliamo in auto Yasmin mi racconta che in Marocco, quando era più piccola, la mamma per farla stare buona usava uno stratagemma: «Se ti calmi ti compro un libro» mi diceva, e io immediatamente smettevo di fare capricci.
Il pomeriggio si conclude così, io che riporto a casa mamma e figlia. È stata una giornata piena di emozioni. Ora Yasmin deve pensare a liberarsi dal gesso e a fare un minimo di fisioterapia, poi ci sono le vacanze in Spagna e quindi potrà prendere il via l’avventura delle scuole secondarie di secondo grado.
L’estate corre via veloce e ritrovo Yasmin, sua mamma e Cristina in Triennale a Milano. È l’8 settembre e il «Corriere della Sera», in occasione del grande evento «Il tempo delle donne», ha coinvolto anche il progetto #cuoriconnessi.
È così bello rivedere Yasmin! È semplice ed elegante: scarponcino nero, jeans e camicia bianca, fazzoletto e giacca viola. Io e lei saliremo sul palco del teatro, ci vedranno in streaming migliaia di persone ma Yasmin non si lascia intimidire, quando è il nostro momento l’ansia scompare e con la sua solita potenza empatica racconta la sua avventura. Ci sono solo applausi per questa ragazzina che illumina tutto ciò che incontra.
Restiamo d’accordo che insieme faremo molte altre cose. C’è ancora la sua storia da scrivere, che troverà spazio all’interno del quinto volume di #cuoriconnessi, già le ho promesso che lo presenteremo nella sua nuova scuola. L’unica cosa che sembra veramente stupirla riguarda proprio il libro. Scesi dal palco della Triennale mi guarda e dice: «Pensa, Luca, io leggo il libro #cuoriconnessi, quelle pagine mi rapiscono, ti contatto e adesso anch’io sto per diventare un capitolo di quel libro. È o non è una magia?»
Sorrido e mi dico che nulla è più probabile di una magia quando si è capaci di lottare con la sua tenacia. Risaliamo le scale del teatro e ci fermiamo all’ingresso per farci una bella foto. Alle nostre spalle c’è il logo dell’evento, accompagnato da una frase: «Il futuro non è mai stato così presente».
Quando nelle nostre vite irrompono adolescenti come Yasmin è impossibile pensare il contrario. E una volta tanto il futuro smette di farci paura.